AllenamentoEsperienzeVerticalismo, handbalance

HANDSTAND INTENSIVE TRAINING IN BERN, SVIZZERA

Eccomi qua a raccontarvi la mia ultima esperienza a Berna, in Svizzera, dove mi sono allenato con Alex Yankovskiy, un handbalancer di Mosca. 

Gli allenamenti sono stati molti intensi, duri e diretti. Abbiamo tenuto 5 ore di allenamento al giorno, 3 al mattino, un’ora e mezza di pausa, 2 al pomeriggio. 

LA SCUOLA RUSSA

Ogni giorno abbiamo scoperto ed allenato diverse drills, incentrate su tutto il mondo che ci ha spiegato sull’handbalance. Un classico allenamento era composto in questo modo:

– Riscaldamento: in realtà era molto molto basilare e veloce. Cosa che non ho amato tantissimo dato che sono abituato a lavorare tanto sul riscaldamento sula mobilità, attivazione, allineamento. Con lui invece, qualche circonduzione degli arti, piegamenti a terra in tutte le salse, un circuito per gli addominali e via a testa in giù.

  • Lavoro di handstand a due mani. Inizialmente lavoro sulla resistenza leggero, poi combinazioni e varie forme di handstand. 
  • Lavoro di handstand press, nelle varie forme, straddle, pike, stalder press.
  • Lavoro in handstand one arm. In questo modulo Alex è stato molto rigoroso sull’utilizzo degli handstand blocks, non tanto perchè sono fighi, ma perchè attraverso essi si può capire come gestire il peso sulla mano, ovvero con la base dell’indice ben pressata a terra e tutto il palmo “a ventosa” per terra. Qui non mi sono trovato male perchè ho sempre utilizzato questa tecnica trovandola quella logicamente più sensata: se la base di appoggio è più larga quello che ci sta sopra sarà più stabile! Abbiamo sofferto tanto con discese e risalite sui cubetti, tenute in one arm assistite dalle dita, tenute in one arm libere con spotter, flags e qualche figura avanzata come il gufus.
  • Lavoro a due mani di resistenza. Questo era il finisher. Prima un po’ di presse, libere ed assistite con il maestro, poi si parlava di minuti in verticale. Il mio best è stato 2 minuti e 10 libera, 3 minuti libera con il maestro che mi correggeva all’evenienza, 5 minuti al muro. I miei sensi di appagamento sono stati spenti quando al termine dei 5 minuti ho scoperto che il maestro era stato su a fare combinazioni in one arm per 7 minuti… E vabbè, fa già male dirlo così. In ogni caso quest’ultima parte del lavoro era struggente come poche. Ma onestamente la adoro: la breve, inesorabile tortura di una posizione che sei costretto a tenere per diversi minuti senza poter mai perdere la concentrazione: una cosa rara in un mondo distratto e multitasking. Insomma, ci vedo della filosofia dietro e mi piace così.

La tecnica russa non lasciava spazio ad interpretazioni: spingi più che puoi, stendi i gomiti, resta sempre “alto” con le spalle e con il corpo, non cedere alla gravità, peso al centro del palmo. L’allineamento è quello che si trova spesso in tutte le scuole, con petto dentro, sedere contratto e bacino in retroversione. La cosa importante è la posizione delle spalle sopra le mani, che devono scaricare il peso al centro del palmo, non dietro, non avanti.

Nel complesso una grandissima esperienza che come un mattone, va messa sopra quella precedente, mai per sostituirla, ma per costruire il muro che è la mia vita. Ogni maestro ha una tecnica differente ed una maniera tutta sua di insegnare, non bisogna lasciarsi confondere da questo sciame di informazioni differenti: è proprio grazie a questa diversità che ognuno può trovare la propria strada, sperimentando e cercando di capire quale sia quella più adatta a sé. Il mondo dell’handbalancing è bello anche per questo. Forse… solo per questo. Il resto è sudore, fallimenti, frustrazione, ore di allenamento, 1 giorno bene e due settimane male… ma va bene così.

Spero di avervi accompagnato dolcemente e con entusiasmo in questa mia ultima avventura. 

Grazie per avermi tenuto compagnia.

Elia

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